Caccia al regalo

Eh, eh, eh…

E’ la vigilia di natale e ti svegli con calma, un bel caffè e poi scorrazzi un po’ per la casa…

Casomai guardi fuori, c’è freddo, piove e nel parcheggio del “Centro Commerciale” che si intravede dalla finestra noti più macchine di quante ne avevi mai viste… Nulla di nuovo, è la corsa all’ultimo regalo!

E allora, con soddisfazione discosti lo sguardo, ti incammini verso l’albero e ossevandolo arrivi a poggiare gl’occhi sulla miriade di pacchi che si prostano alle sue radici… L’albero di Natale, la mecca del pensiero natalizio…

Comunque, arrivato lì quasi inconsciamente inizi a fare l’inventario dei presenti e di coloro che li riceveranno.

Una specie di equazione… Parentesi graffa, Mario+Elisa=Tostapane, quadra, Elena-Riccardo+Sara+Antonio=Lettore DVD… E via fino alla somma finale… La somma finale che purtroppo non da zero, ma uno. Uno!

Così come succedeva ai tempi del compito in classe, il calore ti assale e ti senti un morso allo stomaco…

Come se fossi lì difronte alla lavagna con la professoressa che ti ringhia addosso e ti sbava sulla spalla, lì con il gesso in mano e i conti che non tornano. Come non tornano! In che senso? In che senso?

Nel senso che tra l’equazione e l’inventario, tra tutto quello che potresti paragonare vi è solo un risultato. Hai fatto male i conti e manca un regalo all’appello. Oh yes! Manca un regalo… Only one!

A quel punto… Il pensiero vola subito al centro commerciale, ma viene immediatamente tranciato a ghigliottina dall’immagine del parcheggio!

Comuque, volente o nolente non si può restare con le mani in mano… Manca un regalo e si deve rimediare.

Le soluzioni… Ti si sfrombolano d’innanzi come in un quiz televisivo!

Internet? Troppo tardi. Andare in centro? Troppo traffico. Reciclare un vecchio regalo? Esauriti già tutti! Centro Commerciale? Centro Commerciale… L’accendiamo. E non nel senso che hai sempre sperato… Con un lanciafiamme… No! Perciò… Non resta che vestirsi e tuffarsi nel già citato…

Dunque… All’interno la massa umana è paragonabile a quella animale presente sull’Arca di Noè… Vi saranno circa 77° centigradi e più che camminare ti sembra di fluttuare in una condensa umida di sudori, odori e quant’altro.

Nell’aria si respira una frenesia, una tensione tale che se uno potesse racchiuderla in un non so cosa per poi sprigionarla all’interno di un aeroporto affollato… Beh, avrebbe inventato un nuovo tipo di terrorismo!

I ogni modo… Inizia la caccia, tra appendini, camerini, espositori, commessi che sprigionano sorrisi falsi e rarefatti quanto le tette di Nina Moric.

Dopo diversi candidati scartati, quando lo sconforto era quasi giunto al potere riesci finalmente a trovare la cosa giusta.

Carina, nè troppo cara, nè troppo economica. Carina!

La avvinghi a te e come un giocatore di Football americato te la stringi al petto e ti involi verso la cassa.

Paghi, ottieni anche il sacchetto regalo e te ne torni a casa, lasciandoti la scatola di cemento armato ripiena di carne umana alle spalle.

Giunto a casa, riponi il presente nel sacchetto e lo riponi sotto l’albero… Eccolo il dono mancante il figliol prodigo.

Ma soprattutto, soprattutto, cancelli la lavagna e con il tuo gessetto passo, dopo passo risolvi l’equazione fino al risultato: “ZERO!”.

Detto ciò ti prepari al pranzo, alla cena e nuovamente al pranzo, con la speranza che queso “businessXmans” passi velocemente. E lì ti viene in mente una vecchia scena di un film, una scena che, ti rendi conto,  riassume in pieno ciò che tu pensi del Natale.

E’ un vecchio film di Natale, anni novanta, forse uno dei primi film della saga: “Natale alle o Natale in”…

La scena vede una famiglia numerosa seduta a tavola… Nonni, genitori, zii e bambini di ogni età, razza, specie e ceto sociale. L’abbuffatta è quasi finita e tra la confusione generale il “capo-famiglia” il “capo-stipite” richiama il silenzio e con un sorriso ironico fa il suo discorso di Natale che bene o male recita o recitava così…

“Bene che dire… E anche quest’anno il Natale ce lo siamo levati da coglioni!”.

 

Buone Feste

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